Associazione Culturale VARZI VIVA
La nascita del borgo
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Infatti, considerando che la pieve di S.Germano era ad una certa distanza dalle abitazioni e comunque i morti che vi seppellivano saranno stati solo di famiglie importanti, viene spontaneo pensare che i varzesi si siano costruiti un luogo di preghiera e per la tumulazione dei loro morti appena fuori dal loro abitato.
Dopo il 1164, quando l'imperatore Barbarossa concesse ai Malaspina quasi tutti i territori che dall'inizio delle colline di Rivanazzano si spingevano a sud fino ad arrivare nell'attuale parte settentrionale della Toscana, i Malaspina si preoccuparono di rafforzare i confini del perimetro di questo loro territorio, ma all'interno di questo, come può essere la val Stàffora, allentarono le difese perché si sentivano sicuri.
E' per questo motivo, oltre a quello commerciale, che incominciarono a scendere dalla protetta ma scomoda Oramala per insediarsi a Varzi e come avveniva abitualmente, le residenze dei potenti non venivano costruite a ridosso dei nuclei abitati esistenti, ma poco distanti da essi e in posizione più elevata e dominante. Per questo scelsero la collinetta che successivamente doveva diventare la sede del castello.
Non si è certi se le prime abitazioni costruite in tale luogo siano ancora, almeno in parte, esistenti. Ci viene in aiuto l'abate Fabrizio che ancora nella prima metà del XIX secolo notava la data 1069 incisa su un portale dell'attuale casa Altrecati, ma venduta a questi dai Malaspina nel XVII secolo.
Quindi era la prima residenza in Varzi della potente famiglia? Ed il castello quanto tempo dopo è stato costruito? Difficile stabilirlo! Sta di fatto che sul portale dell'ingresso principale del castello e sopra una finestra della torre vi è tuttora scolpito lo spino secco che rappresenta lo stemma originale della famiglia, quindi la costruzione dovrebbe essere antecedente al 1221 perché in tale data è avvenuta la scissione della famiglia con la formazione dei due stemmi e Oramala con Varzi adottarono lo spino fiorito. A rigor di logica dovrebbe essere anteriore anche al 1220 perché in quell'anno, dopo la conferma dei feudi fatta dall'imperatore Federico II, aggiunsero allo stemma l'aquila bicipite, simbolo della casa imperiale.
E' sufficiente questa deduzione per stabilire la data approssimativa della costruzione del castello? Probabilmente no, perché gli stili architettonici sembrano di un secolo o due successivi. Sta di fatto, invece, che nella casa Altrecati la data 1069 sia stata vista da una persona che per la sua rigorosità e competenza nell'analizzare e riportare notizie storiche, gode la massima fiducia.
Tornando al castello, si deve aggiungere che nel corso dei secoli ha subito diverse modifiche, una delle più appariscenti è il muro del lato l'est di via Odetti che termina immediatamente in fianco all'entrata del lato nord del castello, sacrificando tale entrata. Segno evidente che il lato l'est è più recente di quello a nord.
Anche nel cortile interno sono stati trovati nel secolo scorso tracce di muri preesistenti e il fondo del cortile è formato in parte da calcinacci derivati da muri demoliti. Ancora nel 1820 l'abate Fabrizio notava la traccia di uno stemma pitturato sul muro di una cantina esistente dentro questo cortile, mentre nella parte bassa della torre si scorgevano i buchi fatti per sorreggere le travi di precedenti costruzioni. L'edificio che si affaccia sull'attuale piazza del municipio è stato costruito nel 1770, mentre prima di questo vi era un muro di cinta alto 5 o 6 braccia (metri 3 o 3,5).
La svolta più importante per Varzi, anche in campo urbanistico, avvenne nel 1275, quando, con l'elezione a sede di marchesato con un territorio che da Bagnaria andava fino nell'alta val Trebbia, Borbera e Curone, passava gradatamente da piccolo nucleo a borgo di una certa importanza.
Da notare, però, che l'aumento delle costruzioni necessarie per l'avvenuto aumento della popolazione, avvenne solo in minima parte ampliando il nucleo originale vicino allo Stàffora, la maggior parte delle abitazioni vennero costruite nella parte alta vicino al castello.
In pratica impostarono il nuovo borgo vicino ma nettamente separato dalle abitazioni esistenti. Ciò che fa pensare ad un nuovo insediamento invece di un ampliamento dell'esistente, è dato dal fatto che sia stato seguito un criterio razionale di costruzione, come si può rilevare dalla regolarità e dalla chiarezza dell'impianto urbanistico.
Probabilmente è stato fatto un progetto ben definito a cui dovrebbe aver fatto seguito la completa realizzazione dell'insediamento in breve lasso di tempo, altrimenti se fosse stato realizzato in tempi lunghi, dopo le prime costruzioni eseguite secondo il piano, avrebbero abbandonato il progetto originale per scivolare nella meno ordinata iniziativa spontanea.
Il criterio adottato dal progettista fu quello di tracciare il perimetro delle mura, inglobandovi il castello, forse in parte già costruito individuare aree da destinare ad orti, per la sopravvivenza in caso di assedio, lasciare alcune aree di utilizzo pubblico e dividere il rimanente in lotti edificabili.
In quanto alle strade, li divise in: principale, secondarie e di servizio; sulla principale, che collegava le due porte, ed era in parte fiancheggiata da portici, vi si affacciavano botteghe ed ingressi; le secondarie, in genere ortogonali alle prime, dovevano servire da collegamento interno ed avevano ugualmente un buon numero di ingressi; le stradette di servizio dovevano avere la funzione di accesso alle stalle e ai depositi sul retro dei lotti.
L'asse della strada principale che collegava le due porte è stato progettato più verso lo Stàffora rispetto alla mezzaria del borgo per non variare più del necessario il tracciato preesistente che seguiva il torrente, attraversava il Reponte Inferiore all'altezza dell'attuale via della Stazione e proseguiva in modo pressoché rettilineo verso via del Mercato.
A sud della strada principale interna, verso Stàffora, fu lasciato solo una striscia di terreno che, a parte il corpo di guardia di Porta Sottana e forse anche di Porta Soprana, adibirono ad orti; come pure ad orti dentro le mura era riservata l'area ad ovest del castello, che si spingeva verso sud fino alla sede dell'attuale via Lombardia. La strada in uscita da Porta Soprana proseguiva pressoché rettilinea verso est passando sull'area dell'attuale chiesa parrocchiale, fino ad arrivare all'altezza dell'attuale via del Pozzo - via della Maiolica.
In questo punto la strada incrociava il Reponte Superiore, quindi non si sa se vi sia stato un ponticello in legno per attraversare il torrente, oppure se la strada nell'ultimo tratto avrà piegato gradualmente a destra per scendere nell'abitato originale per sfruttare il ponte e la strada preesistenti.



Tratto dal libro "LA STORIA DI VARZI" di Fiorenzo Debattisti ©1996
Edito da "Edizioni Guardamagna" - Varzi (PV) ©1996