Associazione Culturale VARZI VIVA
Il castello di Oramala:
i proprietari attuali


Medici, ex senatore l'uno, impegnato nel volontariato l'altro, ambedue apprezzati dalla gente comune e dai grandi. Hanno comprato il vecchio maniero e lo hanno riportato a nuovo splendore. E ora accolgono tante persone in visita, alle quali raccontano la storia della potente famiglia dei Malaspina.

Da Varzi, dalla Val di Nizza, dall’Eremo di Sant’Alberto di Butrio ci si arrampica per stradine suggestive in mezzo al verde dei boschi di castagni, di rovere e di faggi e dopo pochi chilometri si arriva ad Oramala, nel cuore della valle Staffora e dell’Oltrepò.
Il Castello d’Oramala si erge maestoso, lassù sul colle, quasi a guardia del piccolo borgo medievale abitato da una sola famiglia, ma dove ogni fine settimana giungono dalle vicine città coloro (e sono molti) che hanno acquistato e restaurato con cura la loro casa, attratti dallo scenario incantevole di questo luogo.
Cesare Angelini, famoso scrittore e poeta pavese, nel 1973, sul Corriere della Sera, così descriveva il castello: Chi visita oggi il castello d’Oramala si sente investito dal fascino di quelle poderose rovine, avanzi di muraglie scannate dal vento di terremoto, dove s’intravedono feritoie invase dalla mala spina, nome senza nome, scale scavate nel sasso di mura angolari, segrete, trabocchetti, paure, quasi ossa umiliate di un gigante.
Ancora un altro famoso scrittore e storico dei Malaspina, Guido Guagnini, gran cultore ed appassionato del castello, nel suo libro Corte d’amore così scrive: - Mole solitaria superba e dignitosamente regale, il castello d’Oramala quasi non palesa la sua morte, sembra un’aquila che stia per lanciarsi sulla preda e par quasi ancor oggi voler conservare tutta la fierezza di un tempo ed ostentare tutta la spavalderia di un’epoca ormai trapassata.
E ancora, scrive sempre il Guagnini: - Il castello è ridotto ad uno scheletro colossale: sale distrutte, pavimenti sprofondati, muraglie diroccate, spaccature malfide, sotterranei precipitati, volte crollate, mura annerite e sconquassate. Anche l’uomo, oltre il tempo, ha concorso con ignobile scempio alla sua sistematica distruzione.


I fratelli Panigazzi
(© Antonio Di Tomaso)

In queste peculiari e precarie condizioni, il Castello fu acquistato negli anni Ottanta dai fratelli Luigi e Sergio Panigazzi (foto), i quali, con impareggiabile coraggio e audacia e sorretti da una passione travolgente per questo vetusto maniero, diedero il via ai lavori per il suo consolidamento e per il suo restauro, superando mille difficoltà sia di carattere burocratico, sia tecnico-finanziario, e correndo imprevedibili rischi sono felicemente riusciti nel loro obiettivo, recuperando e riportando il castello al suo antico e primitivo splendore.
Chi, spinto dalla curiosità e attratto dal suo fascino, sale al castello, con grande e sorprendente stupore si rende conto dell’immane, decennale fatica che i fratelli Luigi e Sergio hanno affrontato e di quante energie e mezzi vi hanno profuso, senza aver avuto nessun contributo dallo Stato.
E senza presunzione, ma con molta umiltà, i fratelli Panigazzi, che ci hanno cortesemente ospitato parlandoci di questa loro grande impresa, ostentano giustamente orgoglio e soddisfazione per essere riusciti a coronare con enorme successo questo loro nobile sforzo, soltanto con l’intento, altrettanto nobile, di dare un contributo determinante alla conoscenza della nostra storia, della nostra cultura e, quindi, a favorire un reale incremento allo sviluppo del turismo socio economico, ma soprattutto culturale, del nostro territorio.
È indubbio - proseguono i Panigazzi - che il castello d’Oramala rappresenti per tutti un grande patrimonio storico, culturale e artistico. Noi desideriamo che esso sia un punto d’incontro per coloro che, animati da questo spirito, vogliono contribuire allo sviluppo e alla valorizzazione delle nostre valli. Un plauso a Varzi Viva - concludono i Panigazzi - alla Provincia, alla Comunità Montana, al Comune di Val di Nizza, alle Pro Loco, alle varie associazioni operanti nella zona, che hanno con grande sensibilità raccolto il nostro messaggio e hanno collaborato a realizzare lodevoli e molteplici iniziative, tutte tese a valorizzare non solo questo castello così ricco di memorie storiche, ma anche e soprattutto a far conoscere la cultura, le tradizioni, il passato, la storia dei nostri paesi.

Antonio Di Tomaso