Associazione Culturale VARZI VIVA
S. Giorgio patrono di Varzi


Storia di S. Giorgio
Fin dalla nascita avvenuta nel 280 circa d.C. a Cappadocia, san Giorgio sembrò destinato a compiere grandi cose; i genitori Geronzio, persiano, e Policronia, cappadoce, lo educarono religiosamente fino al momento in cui venne arruolato nell'esercito e diventò ufficiale della milizia sotto l'imperatore dei persiani Daciano (in molte recensioni è sostituito da Diocleaziano, imperatore dei romani).
Incominciò a professarsi pubblicamente cristiano, fece opere di bene e distribuì suoi averi ai poveri. Dopo questa scelta e dopo il rifiuto all'ordine imperiale di fare sacrifici agli dei, fu martirizzato e incarcerato.
Prima di essere decapitato promise protezione a chi avesse onorato le sue reliquie.
La morte avvenne nel 303 d.C. all'età di soli 23 anni. Fu sepolto a Lydda (Dispoli), in Palestina, dove ancora oggi sono visibili i resti archeologici della basilica cimiteriale che fu costruita e poi incendiata dal califfo Makim; 8o anni dopo fu riscostruita dai crociati.
La leggenda della fanciulla liberata dal drago ad opera di san Giorgio nacque al tempo dei crociati, in seguito alla falsa interpretazione di un'immagine dell'imperatore Costantino che si trovava a Costantinopoli.
La diffusione della leggenda fu probabilmente dovuta anche ad una scena (di cui un esemplare si trova ora al Louvre) raffigurante il dio Horus, purificatore del Nilo, cavaliere dalla testa di falco, con uniforme romana, in atto di trafiggere un coccodrillo tra le zampe del cavallo.
Forse nessun santo riscosse tanta venerazione popolare quanto san Giorgio; testimonianza di ciò sono le innumerevoli chiese dedicate al suo nome sia nei luoghi santi sia in Europa.

San Giorgio patrono di Varzi e la reliquia del suo braccio destro
Nella chiesa parrocchiale di Varzi si conservano le reliquie del braccio e della mano destra del santo. La reliquia del braccio di san Giorgio fu portata a Varzi fra il 1473 e il 1479. Volendo azzardare una ipotesi si può presumere che sia stata introdotta da un feudatario locale, un Malaspina o più probabilmente uno Sforza di Santa Fiora, che già dal 1466 avevano parte del feudo di Varzi; quasi certamente non dall'autorità religiosa, perché il proprietario della reliquia era il comune di Varzi.
Con molta probabilità da un tentativo di furto nacque la leggenda secondo la quale al ladro, quando tentò di rubare la reliquia, si staccò il braccio; il presunto arto è ancora conservato nella chiesa parrocchiale di Varzi.
Questa leggenda è stata tramandata fino ai giorni nostri non solo oralmente.
Al tentativo di furto della reliquia del braccio di San Giorgio si rifà anche la storia di un albero posto sul piazzale dell'antica parrocchiale.
Il padre guardiano del convento dei cappuccini di Varzi nel 1929 scrisse: ... era questo un enorme castagno d'India, diforma spropositata, piantato ancora dai primitivi frati sul piazzaletto della chiesa a destra di chi entra. Questo albero è stato oggetto di molte dicerie, era chiamato l'albero delle streghe, del diavolo, degli amanti, del ladro della reliquia di S. Giorgio ecc. Secondo la leggenda sarebbe l'albero intorno al quale girando, immaginandosi di poter correre un grande cammino, fu preso l'uomo che dalla medesima chiesa aveva rubato il S. braccio del patrono del paese S. Giorgio Martire. Quest'albero ormai quasi secco e marcio, una mattina fu trovato caduto al suolo.
Il padre Ermenegildo da Rossiglione ai primi di agosto 1929 facendo personalmente lo scavo per realizzare un giardinetto, trovò le ultime radici e nello stesso tempo dalle molte persone curiose di passaggio si sentì ripetere la storia delle streghe, del braccio, ecc.


Tratto dal libro "LA STORIA DI VARZI Vol. II" di Fiorenzo Debattisti ©2001
Edito da "Edizioni Guardamagna" - Varzi (PV) ©2001