Associazione Culturale VARZI VIVA
Pedaggi e vie commerciali
in valle Stàffora



Con lo stabilirsi dei Malaspina nella valle Stàffora, venne instaurato l'odioso sistema di far pagare ai viandanti e ai commercianti che transitavano nella valle stessa o in quelle limitrofe una tassa, che rappresentava per la potente famiglia la principale fonte di guadagno.
In realtà si trattava di un vero e proprio ricatto perché, con la scusa di garantire l'incolumità dei transitanti che rischiavano di essere assaliti dai briganti, veniva richiesta una somma pro capite o pro carico, resa forzata dal fatto che chi avesse rifiutato di pagare tale pedaggio sarebbe stato sicuramente assalito dai sicari dei Malaspina stessi i quali, in quei secoli, erano gli unici nella nostra zona che potessero fare questo tipo di aggressioni, ed il fatto era noto, tant'é vero che furono definiti pubblicamente pubblici aggressori viarum.
Consolidandosi nel tempo, questo sistema portò, nel XII secolo, ad incanalare i trasporti; la valle Stàffora assunse una notevole importanza commerciale in conseguenza del cambiamento delle direttrici dei traffici delle città situate nella Lombardia sud-occidentale, fra le quali Pavia.
Dall'epoca romana fino all'XI secolo, i rapporti commerciali di questo territorio si svolsero soprattutto attraverso il porto di Venezia (approfittando della navigabilità del Po e del Ticino); dal sec. XII in poi si orientarono prevalentemente verso il porto di Genova.
Genova importava derrate alimentari ed esportava le materie prime, necessarie alla nascente industria lombarda, giunte per via mare.
Queste materie prime consistevano soprattutto nel cotone, per la confezione dei tessuti che le città lombarde esportavano largamente e nelle pelli, necessarie per alimentare l'industria del cuoio che fioriva particolarmente a Pavia, città ben collocata nella corrente di scambi fra la Lombardia e Genova.
Pavia aveva una funzione di stazione di passaggio e di mercato intermedio con Milano, che era il centro commerciale della regione, ma aveva anche una sua propria funzione economica che la faceva grandemente interessata al mantenimento della grande strada commerciale che collegava Milano e Pavia, e quindi la Lombardia, con il porto di Genova attraverso Voghera, Tortona, Serravalle, Gavi Voltaggio e Campomorone.
Ma, a partire dal XIII secolo, un'altra strada collegò Pavia con Genova, usata - almeno per una gran parte del percorso - esclusivamente dai pavesi. Questa via si distaccava tra Casteggio e Voghera dalla grande strada di Lombardia per imboccare la valle Stàffora sino a Varzi, e proseguiva attraverso i monti con l'itinerario seguito fino a relativamente poco tempo fa, dalle carovane dei muli e dagli abitanti dei luoghi.
La via era dunque la seguente: da Varzi lungo lo Stàffora fino a Casanova, poi, sempre lungo lo Stàffora fino all'altezza di San Boneto, di qui fino a Casale Stàffora; lasciato il paese, la mulattiera proseguiva verso quelle che sono oggi le Capanne di Cosola e di qui in cresta, superando i monti Cavalmorone, Legná e Carmo, arrivava alle Capanne di Carrega; quindi, ormai in discesa, lasciava a destra il monte Antola, arrivando a Propata e raggiungeva Torriglia in val Trebbia per arrivare a Genova con un ormai più comoda strada.
Nei periodi estivi, o quando i mulattieri (o carovanieri) lo ritenevano più sicuro, veniva abbandonato il percorso di valle per seguire quello sulla cresta dei monti facendo la seguente variante: Varzi, Monteforte, Castellaro, monte Bogleglio,monte Chiappo, Capanne di Cosola, monti - come nel precedente percorso - Cavalmorone, Legná e Carmo,Capanne di Carrega, Monte Antola, Montoggio, S. Olcese, Genova.



Tratto dal libro "LA STORIA DI VARZI" di Fiorenzo Debattisti ©1996
Edito da "Edizioni Guardamagna" - Varzi (PV) ©1996