Associazione Culturale VARZI VIVA
Memorie storiche: inverno 1944/1945


(*) Quando saremo a Varzi
nella caserma alpina
ti scriverò biondina
la vita del partigian.

La vita del partigiano
si l'è una vita santa
s' mangia, s' bev, as canta
pensieri non ce n'è.

Pensieri ce n'è uno solo
l'è quel della morosa
che gli altri fanno sposa
e mi fo il partigian.

Non era varzese colui che, probabilmente in un momento di pausa ed attesa, scrisse questa semplice canzone.
Si capisce dal dialetto, come anche si capisce l’ansia di arrivare alla mèta: la caserma alpina di Varzi.
Le parole non esprimono né ideologie politiche, né sentimenti eroici e neppure speranze di un futuro migliore o riscatto della patria dalla vergogna di vent’anni di fascismo più supinamente accettato che subìto o ansia di liberazione dell’invasione straniera.
"…pensieri non ce n’è", mi ha colpita questa frase. Possibile che esprima veramente il pensiero del partigiano autore? Credo un’altra cosa: pensieri non ce ne devono essere: troppo incerta la sorte, troppo pericolosa ogni ora, troppa l’ansia di normalità per concedersi pensieri in quei momenti.
Chissà quali saranno stati i pensieri di quel ragazzo, il primo morto di cui ho sentito parlare in un negozio di Varzi, accompagnando la zia a fare la spesa (avrò avuto cinque anni).
La gente parlava angosciata di un ragazzo, un partigiano, ferito, nella neve. Non poteva essere soccorso dai compagni perché il nemico era in posizione strategica e sparava su ogni cosa si muovesse. Il ragazzo era lì solo, si lamentava, perdeva sangue. La neve rossa, i compagni con un urlo soffocato in gola , impotenti. I lamenti sempre più lievi…il sonno mortale che incombe. Quali saranno stati i suoi pensieri?
Al di là di ogni retorica, nonostante tutto, siamo grati a quel ragazzo, anche se è triste ricordare e soprattutto è triste costatare che la storia insegna poco. Ma quella traccia rossa, sulla neve delle nostre colline, ci racconta ancora che un giovane che avrebbe dovuto avere un solo pensiero, quello "de la morosa", ha sentito il richiamo di una causa più grande, che coinvolgeva tutti ed ha risposto, sapendo di rischiare.
Non so come ti chiami, non ricordo le persone, le circostanze, ricordo solo che un lampo mi attraversò la mente ed al suo chiarore vidi una macchia rossa sulla neve, sentii un’invocazione inutile, capii che anche questo poteva succedere. Non conoscevo altro che tempi di guerra. Ancora per poco anche grazie a te.


Graziella Mariani (© 2001)