Associazione Culturale VARZI VIVA
I Longobardi



"Rotari, re dei Longobardi dal 636 al 652 d.C.",
miniatura da un monoscritto dell'XI sec. dell'Editto di Rotari,
Madrid - Biblioteca Nazionale

Finite le scorrerie dei popoli nordici precedentemente menzionati, la penisola italiana tornò ad essere una provincia dell'Impero Romano. Non per molto tempo però, perché nel 568 d.C. comparvero alle porte orientali dell'Italia, guidati dal loro re Alboino, i Longobardi che scesero nella Pianura Padana saccheggiando e distruggendo tutto ciò che trovarono.
Il dominio longobardo è assai più importante di quelli precedenti, in quanto dà inizio al frazionamento politico dell'Italia e, più ancora, perché determina il crollo delle istituzioni romane, quindi la fondazione di una nuova società barbarica.
Venendo in Italia come popolo che trasmigra cercando terre, non avevano né piani di conquista né grosse ambizioni militari. Di qui il carattere della loro invasione: cercavano terre fertili e in queste si stanziavano. Non importava loro delle città se non per il saccheggio, evitavano i luoghi fortificati e, man mano che procedevano, perdevano di impeto e di forza in ragione degli stanziamenti che, progressivamente, riducevano il numero degli invasori.
Solo in un secondo tempo cercarono di unificare, completare ed organizzare la conquista. Pavia venne sistematicamente assediata per tre lunghi anni e, dopo essere stata conquistata, diventò la nuova capitale del regno longobardo (571 d.C.). Questo lungo periodo d'assedio si può giustificare dal fatto che non erano ben dotati di mezzi e di forze d'assalto e che la resa della città, già capitale dei Goti, avvenne addirittura per fame.
Sembra che il re Alboino dimorasse nei pressi di Mondondone - comune di Codevilla - nella località che tuttora è chiamata Casareggio: qui ebbero luogo le piacevoli conversazioni con l'arguto montanaro che diedero argomento alla piacevole vicenda di Bertoldo e Bertoldino.
L'indole dei Longobardi si può anche desumere dal carattere del loro re che, ucciso in combattimento un suo nemico, ne sposò la figlia Rosmunda e la obbligò, il giorno delle nozze, a brindare con lui usando come calice il cranio di suo padre.

Da pag.52
tratto dal libro "LA STORIA DI VARZI" di Fiorenzo Debattisti ©1996
Edito da "Edizioni Guardamagna" - Varzi (PV) ©1996