Associazione Culturale VARZI VIVA
Un'economia a spizzichi e bocconi
di Giorgio Macellari


Vivere a Varzi
Il mercato settimanale di Varzi
Un forte legame con il paese
Un'economia a spizzichi e bocconi

Il reddito economico di Varzi deriva dal lavoro nei settori industriale, terziario e commerciale mentre quello delle frazioni è ancora un reddito prevalentemente agricolo.

Per una chiara esposizione dell'economia del Comune è necessario dividere il centro dalle frazioni. Il reddito economico del centro-Varzi deriva dal lavoro nei settori: industriale, terziario e commerciale; quello delle frazioni è ancora un reddito prevalentemente agricolo. Così si legge nel paragrafo dedicato all'economia varzese in "Paesi e gente di quassù", un'interessante pubblicazione che illustra con dovizia di particolari la realtà dei paesi facenti parte della Comunità Montana dell'Oltrepò Pavese, esaminati sotto il profilo storico, artistico e sociale. L'edizione, edita a cura del centro culturale "Nuova Presenza", è del 1979.
Sostanzialmente, nulla o assai poco è mutato da allora. L'agricoltura rimane infatti, ancora oggi, la principale fonte di reddito per tutte le frazioni che - oltre frumento, foraggi, granoturco e uve, in genere vinificate per uso proprio - producono soprattutto frutta.
- Il turismo costituisce una fonte non trascurabile nell'economia locale, conferma lo stesso sindaco di Varzi: Giuseppe Tevini.
- Si tratta pero' di un turismo di passaggio, che a Varzi, salvo rare eccezioni, non può certo assumere le caratteristiche del turismo residenziale. La presenza in paese di un solo albergo testimonia del resto quanto il forte richiamo di una natura incontaminata, la bontà dei prodotti locali nonché la bellezza artistica del nostro centro storico rappresentino attrattive valide, sì, ma solo in funzione di un flusso turistico che si esaurisce comunque nell'arco di una giornata o, al massimo, di un week-end. In ogni caso, che il capoluogo dell'Alta Valle Stàffora abbia coltivato da sempre una vera e propria vocazione commerciale, dando ampio spazio anche a numerose attività artigianali, è risaputo; tuttavia, la crisi economica degli ultimi anni ha avuto un'influenza negativa, determinando un sensibile decremento del volume d'affari in questi settori, che restano comunque trainati nell'ambito dell'economia varzese. E intanto, le attività del terziario hanno fornito una buona risposta alla domanda di occupazione espressa dall'intera zona.
- Il nostro ospedale - precisa Giuseppe Tevini - occupa circa 250 persone. Si tratta di una realtà importante: un servizio che, offrendo 125 posti-letto, riesce a coprire le esigenze di un territorio piuttosto vasto. Ultimamente si sono rincorse le voci più disparate riguardo alla possibile chiusura della struttura sanitaria; ma, per fortuna, queste voci sono prive di ogni fondamento, poiché una precisa legge dello Stato impedisce la chiusura di quegli ospedali che abbiano più di 120 posti - letto.
- Nel frattempo - afferma il sindaco - si stanno aprendo a Varzi nuove prospettive nello stesso settore terziario; è previsto, infatti, un ampliamento della casa di riposo, che ben presto, raddoppiando addirittura la sua capienza, potrà accogliere ben 100 ospiti, a fronte dei 60 attuali. Di conseguenza, aumenterà anche il numero del personale addetto. Positivi riflessi sull'occupazione locale - conclude Tevini - deriveranno da un'altra nuova e interessante iniziativa: entro breve tempo, infatti, dovrebbe sorgere in paese una sezione dei Vigili del Fuoco, che avranno il compito di salvaguardare il prezioso patrimonio boschivo della valle.
Buona parte delle fortune di Varzi restano legate, in ogni caso, alla produzione del suo rinomato salame. Attualmente, il "Consorzio di tutela del salame di Varzi" è diretto da Livio Bertorelli di Menconico: i suoi 36 soci chiedono da tempo un maggior interesse per il loro prodotto; la battaglia, che dura ormai da alcuni anni, è sfociata in una legge (approvata dal Parlamento), la quale nobilita il marchio con la Denominazione di Origine Controllata. - Da qui in avanti - assicurano gli esperti del settore - non resta nient'altro da fare che promuovere e pubblicizzare, nel migliore dei modi, il salame varzese a denominazione di origine controllata, spostando l'interesse e l'attenzione del pubblico sulla qualità di un lavoro ereditato da una tradizione che si perde nei secoli.
Per la verità sembra che alcuni amministratori locali si stiano adoperando affinché si creino condizioni tali da permettere a qualche grossa ditta di occuparsi in loco della produzione su vasta scala proprio del salame; ma va detto che esistono parecchie difficoltà inerenti ai requisiti richiesti al prodotto da prescrizioni di legge peraltro assai severe.
Varzi ha conosciuto anche un notevole sviluppo industriale, soprattutto negli anni '70, a seguito dell'insediamento di un complesso di stabilimenti, creati dall'intelligenza e dall'operosità dell'Ing. Carlo Lavezzari, il compianto imprenditore che diede vita alla "Zincor Italia", poi trasformatasi nella "Lavezzari S.p.A.".
La nostra società - afferma l'Ing. Dugoni, attuale responsabile dell'azienda - ha avuto un ruolo essenziale nello sviluppo economico della Valle Stàffora, essendo l'unica realtà industriale di una certa dimensione presente nel territorio.
Per la verità sembra che alcuni amministratori locali si stiano adoperando affinché si creino condizioni tali da permettere a qualche grossa ditta di occuparsi in loco della produzione su vasta scala proprio del salame; ma va detto che esistono parecchie difficoltà inerenti ai requisiti richiesti al prodotto da prescrizioni di legge peraltro assai severe.
Varzi ha conosciuto anche un notevole sviluppo industriale, soprattutto negli anni '70, a seguito dell'insediamento di un complesso di stabilimenti, creati dall'intelligenza e dall'operosità dell'Ing. Carlo Lavezzari, il compianto imprenditore che diede vita alla "Zincor Italia", poi trasformatasi nella "Lavezzari S.p.A.".
- La nostra società - afferma l'Ing. Dugoni, attuale responsabile dell'azienda - ha avuto un ruolo essenziale nello sviluppo economico della Valle Stàffora, essendo l'unica realtà industriale di una certa dimensione presente nel territorio.
In effetti, nel suo settore (elettrozincatura e verniciatura di laminati piani d'acciaio), la società varzese ha svolto un ruolo pionieristico e innovativo, riuscendo ad affermarsi in campo nazionale ed internazionale, dapprima (negli anni '60 e '70) attraverso la produzione di lamiere zincate e verniciate per l'industria degli elettrodomestici e poi (negli anni '70 e '80) con la fornitura delle prime lamiere zincate usate dalle industrie automobilistiche.
- Il lavoro - spiega Dugoni - viene effettuato da tre unità produttive, fra le quali la più moderna è senz'altro quella adiacente allo stabilimento dell'Ilva di Novi Ligure, uno dei centri siderurgici all'avanguardia in Europa. La nostra società occupa in tutto 200 persone, di cui 120 a Varzi, dove risiedono la direzione e tutte le connesse funzioni di controllo e di sviluppo. Purtroppo - conclude l'ingegnere - un grave limite allo sviluppo di questa azienda è sempre stato costituito dalla pessima viabilità che rende difficile qualsiasi collegamento.
Ancora una volta, dunque, viene chiamata in causa la ormai famigerata statale 461, la cosiddetta statale del Penice: proprio quella stessa che con un linguaggio colorito, ma purtroppo significativo, viene definita la "strada della vergogna nazionale".
Già in diverse occasioni la nostra rivista si è occupata dello stato di dissesto in cui versa questa arteria che attraversa i principali centri abitati della Valle Stàffora, collegando Voghera a Varzi e alle altre località dell'alto Appennino oltrepadano. Divenuta tristemente famosa a causa della sua inaudita pericolosità, questa strada continua ad essere caratterizzata da frequenti curve, da un traffico caotico nonché dalla misera ampiezza della carreggiata, il cui manto asfaltato subisce frequenti cedimenti, dovuti soprattutto alle frane e alle numerose buche provocate dal maltempo.
La statale - fanno notare gli esperti - è di fatto la stessa arteria costruita mezzo secolo fa, quando gli unici mezzi di trasporto erano rappresentati da cavallo e bicicletta. Occorre trovare al più presto valide alternative.
Un concreto miglioramento della viabilità rappresenta insomma una condizione essenziale per la crescita economica di questa zona, la cui rinascita pare legata in modo indissolubile non tanto a nuovi e difficili insediamenti industriali (o al più probabile ampliamento di quelli esistenti), bensì ad un qualificato rinnovo di un flusso turistico ancor più consistente e diverso rispetto a quello attuale. A tal proposito, allora, acquisirebbe un senso ben preciso anche la proposta di recuperare il tracciato della vecchia ferrovia Voghera - Varzi per realizzarvi una pista ciclo-pedonale: un'utopia, forse, che però potrebbe costituire un'appetibile occasione di rilancio economico non solo per Varzi, ma per l'intera Valle Stàffora.